Smartworking o telelavoro. Come sta andando ?

La pandemia del Coronavirus, che speriamo finisca presto, sta mettendo a dura prova oltre che la nostra salute anche l’economia italiana e di tutto il Mondo.

Inoltre, lato Italia, la difficoltà per anni a utilizzare sistemi di smartworking o telelavoro come nuove formule di collaborazione ci ha trovato tutti impreparati.

Le prime due settimane di blocco, non totale, ma quasi sono state un test che ha dimostrato che alcuni aspetti ancora sono da migliorare:

  • nessuno era abituato a lavorare da sa, quindi pochi computer “pronti all’uso” e dotati del minimo delle necessità webcam e cuffie/microfono.
  • connettività spesso inadeguate, molti in casa, avevano deciso di optare per router 4G o simili, visto che navigavano poco ma oggi trovandosi a dover usare videoconferenze o strumenti condivisi sono in difficoltà.
  • spesso un computer per casa… e magari sono a casa i genitori e i figli che devono studiare in formazione a distanza.
  • Poca conoscenza circa la necessità di creare utenti distinti per garantirsi la dovuta sicurezza e quindi account condivisi genitori/figli, mix di account tra moglie e marito, ecc. ecc.

Quindi ? Cosa imparare da tutto ciò ?

Sicuramente che è ancora necessario uno sviluppo delle competenze personali in ambito tecnologico, perchè poi quando ci troviamo in queste situazioni non sappiamo come operare correttamente.

Non si conoscono adeguatamente gli strumenti, quindi l’operatività in smartworking spesso si limita ad accesso alle risorse d’ufficio, telefonate e e-mail ma non alla condivisione di un gruppo di lavoro, piuttosto che a riunioni di coordinamento in videoconferenza o altri strumenti di pianificazione.

Molti non tracciano le attività che svolgono, quindi poco controllo e misurazione dell’efficienza, non si mette in dubbio che ognuno faccia il suo… però un’adeguata pianificazione delle attività aiuta a coordinare le risorse in telelavoro/smartworking ed a renderle efficienti…

E quindi, impariamo da questa esperienza, per capire che le tecnologie possono fare tantissimo, ma dobbiamo conoscerne bene le potenzialità ed in molte piccole e medie imprese c’è ancora tanto da fare.

Ma anche nelle grandi… tranne che per alcune realtà.

E’ un punto di vista ottimistico, perchè vuol dire che c’è ancora molto da fare, possiamo migliorare e il nostro futuro in tal senso è positivo perchè questi sono strumenti per aumentare anche l’efficienza e il valore del fatturato aziendale.

Fabio.

Maturità digitale

Dobbiamo reimpostare il sistema di formazione se vogliamo garantirci un avanzamento sociale ed economico. Le competenze si acquisiscono con lo studio e si sviluppano con l’esperienza.

E adesso ? Che facciamo ?

Mentre tutti sono alle prese con formazione a distanza, corsi on-line, webinar e quant’altro… sia dal lato formazione istituzionale che lato aziende e persone fisiche… è il momento di ipotizzare anche come poter valorizzare queste attività e come migliorare le competenze digitale per fruire correttamente di questi servizi!

Da statistiche di settore del giugno 2019, sul fronte del capitale umano, solo il 44% degli italiani ha competenze digitali di base. Appena il 20% del corpo docente ha frequentato corsi di alfabetizzazione digitale, il 24% delle scuole difetta di corsi di programmazione. Il numero di laureati in materie Ict è fermo all’1%, contro una media Ue del 3,5.

Probabilmente gli studenti italiani, nativi digitali, supererebbero un esame di maturità sulle nuove tecnologie; verrebbe invece bocciato, o quantomeno rimandato a settembre, l’apparato scolastico.

E lo stiamo vedendo in questi giorni, dove l’emergenza epidemica ci ha obbligato velocemente a ricorrere a tecnologie che però spesso non padroneggiamo, affatto.

E’ quindi sempre più essenziale passare allo sviluppo delle competenze tecnologiche e in questo nuove tecnologie di fare formazione a distanza e di trasmettere la conoscenza.

Qualsiasi istituzione che abbia a cuore il proprio futuro deve costruire un contesto favorevole per la crescita delle conoscenze digitali e il diffondersi degli strumenti digitali corretti.

Un’altra opportunità che spero questa crisi non mancherà di mettere in atto seriamente per cambiare almeno un po’ la società moderna.

Buona giornata.

Fabio.

Coronavirus: torneremo alla normalità ?

In questo periodo di crisi, tutti cercando di fare analisi sul post-pandemia che sta ormai coinvolgendo pesantemente l’Italia ma a cascata tutti gli altri Paesi.
Purtroppo indipendentemente dall’esito di questo periodo, dovremmo abituarci a modalità operativi e uno stile di vita ed economico che nuovamente cambierà pesantemente le nostre vite.

Leggendo un articolo apparso sul MIT Technology Review, rivista ufficiale del MIT (rintracciabile qui https://www.technologyreview.com/s/615370/coronavirus-pandemic-social-distancing-18-months/) si capisce subito come la situazione non sarà semplice.

Dopo il periodo di crisi attuale avremo infatti la necessità di mantenere comunque lo stato d’allerta per un periodo prolungato, si stima almeno un anno, a meno che non si riesca in tempi brevi a raggiungere una cura e un vaccino.

Su questo lato tecnologico, stanno nascendo molti progetti per condividere risorse computazionali, prestazioni e conoscenze, in maniera di mettere tutta la capacità di elaborazione possibile a disposizione della ricerca medica per raggiungere presto la sintesi di una proteina in grado di sconfiggere questo virus.

Come cambieranno gli scenari ?

  1. Bisognerà mantenere comunque uno stato di allerta
  2. Determinate attività dovranno riqualificarsi in modalità nuove, magari a distanza per evitare l’assembramento di persone e quindi rischi inutili
  3. Ci sarà una crescita dei consumi on-line e di tutti quei servizi che lavorano “a distanza” come consegne a domicilio
  4. Ci sarà un maggiore utilizzo dei dati sanitari, degli spostamenti con la geolocalizzazione e questi dati saranno utilizzati per certificare lo stato di salute della persona o per garantire che non sia venuta a contatto con persone a rischio
  5. Sicuramente si svilupperanno tecnologie per l’intelligenza artificiale e per creare scenari di rischio così da evitare nuove pandemie.
  6. Dovremmo riqualificare l’economia, creando strutture di imprese più solide, con un profilo economico/finanziario in grado di sostenere periodi di criticità. Probabilmente molte piccole realtà verrano incorporate o potranno chiudere.
  7. Molte professioni cambieranno, ridimensionando il loro contatto con il pubblico allo stretto necessario utilizzando maggiormente tecnologie che dovranno migliorare e avere un accelerazione in termini di funzionalità e operatività per garantire la qualità del servizio.
  8. E molto altro… che oggi è ancora in realtà difficile da ipotizzare.

Che ne pensate ?

L’importante è non perdere la speranza, essere ottimisti e imparare ad adattarsi al cambiamento. Nuovamente.

Un abbraccio a tutti.

Fabio.

Tirame sù: un dolce che è un’emozione.

Ormai è certo il tiramisù, in dialetto trevigiano “Tirame sù”, nasce a Treviso nel 1969 presso il locale storico “Le Beccherie”, dove per la prima volta viene reso pubblico il dolce all’interno di un ristorante.
La sua origine sembra nascere dallo “sbattutin”, colazione a base di tuorlo d’uovo sbattuto con zucchero, che si faceva ai bambini per tirargli su e dargli forza con un pasto ipercalorico!
La proprietaria del ristorante “Le Beccherie”, con l’allora pasticciere del locale Roberto Linguanotto, comincia un periodo di sperimentazione che porta poi nel 1972 a realizzare la ricetta del Tiramisù originale di oggi con abbinando nella crema il mascarpone (rigorosamente fresco e non confezionato).

La ricetta del tiramisù originale
12 tuorli d’uovo non freddo non freddo da frigo
1/2 kg di zucchero
1 kg di mascarpone non freddo da frigo
60 savoiardi
q.b. caffè
q.b. cacao in polvere amaro

La preparazione originale
1. Preparare il caffè e lasciarlo raffreddare in una ciotola
2. Montare a spuma 12 tuorli d’uova con ½ kg di zucchero ed incorporarvi 1 kg di mascarpone ottenendo così una crema morbida. Il mascarpone va incorporato poco per volta, facendolo amalgamare bene.
3. Bagnare 30 savoiardi con caffè facendo attenzione a non inzupparli troppo e disporli in fila al centro di un piatto circolare.
4. Spalmare sui savoiardi metà della crema e poi sovrapporre un altro strato di 30 savoiardi bagnati con il caffè’, spalmare poi la superficie con la rimanente crema di mascarpone.
5. Cospargere il mascarpone con del cacao magro setacciato.
6. Mettere in frigo fino al momento di servire e comunque per almeno 3 ore.

Da ricordare, che la forma del Tiramisù originale alle Beccherie è circolare, veniva servito in “spicchi” e “contrassegnato” da un marchio in cacao riportante l’insegna del locale.

Alcune indiscrezioni:
Si narra nella leggenda che in realtà il Tiramisù sia nato ancora negli anni metà/fine 1800 come rinvigorente per gli uomini e per merito di una “maitresse” di una casa di piacere in centro storico a Treviso, che utilizzava il “tirame sù” come dolce a base di uovo, zucchero e rhum (stile zabaione) per riportare gli uomini ad un nuovo vigore al ritorno a casa per i loro doveri coniugali. Praticamente un viagra dell’800. Un po’ in stile “Signore e Signori” 🙂





Le comunità virtuali creano solo l’illusione di intimità

Le comunità virtuali che hanno sostituto quelle naturali, creano solo l’illusione di intimità e una finzione di comunità. Non sono validi sostituti del sedersi insieme ad un tavolo, guardarsi in faccia, avere una conversazione reale. Né sono in grado queste comunità virtuali di dare sostanza all’identità personale, la ragione primaria per cui le si cerca. Rendono semmai più difficile di quanto non sia già accordarsi con se stessi. Le persone camminano qua e la con l’auricolare parlando ad alta voce da soli, come schizofrenici, paranoici, incuranti di ciò che sta loro intorno. L’introspezione è un’attività che sta scomparendo. Sempre più persone, quando si trovano a fronteggiare momenti di solitudine nella propria auto, per strada o alla cassa del supermercato, invece di raccogliere i pensieri, controllano se ci sono messaggi sul cellulare per avere qualche brandello di evidenza che dimostri loro che qualcuno da qualche parte, forse li vuole o ha bisogno di loro.

ZYGMUNT BAUMAN, Intervista sull’identità (Laterza 2003).

Fonte libriantichionline.com

Perchè questo blog ?

Ciao a tutti!

Indovinate come mi chiamo ? Sono Fabio.

Questo blog è più un archivio di copia e incolla che un originale blog scritto tutto da me.
Purtroppo ho sempre poco tempo ma vorrei comunque raccogliere in un magazine spunti comuni da varie fonti di informazioni e qualche articolo originale.

Spero nessuno se la prenda per il copyright infatti la fonte per i contenuti non miei è sempre citata.

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